MENU
MENU

Packaging, il venditore silente.

Negli anni ci è capitato spesso che nei progetti di packaging, durante la riunione di brief il cliente ci chiedesse di fare “qualcosa di bello, qualcosa di carino…”.

Nello studio del pack l’aspetto estetico è sicuramente un valore da tenere in considerazione, una delle prerogative del buon design… mi chiedo però se le stesse aziende quando cercano un buon venditore si limitano alla sua cosiddetta “bella presenza” o se invece richiedono che abbia provate capacità di vendita….immagino che della capacità di vendita non ne possano fare a meno. Beh.. il pack del loro prodotto quando si trova solo tra molti altri prodotti simili sullo scaffale di un supermarket, di un department store o di un qualsiasi altro negozio, deve fare un sola cosa: farsi scegliere dal consumatore; colpirlo, persuaderlo, convincerlo …ne più ne meno quello che fa un venditore.

Il packaging di un prodotto è proprio come un venditore, un venditore senza la parola. Al posto della quale utilizza forma, grafica, fotografia, wording per creare un dialogo e persuadere all’acquisto.

Per questo è importante che chi si appresta a commissionare un progetto di packaging lo faccia tenendo tutto questo a mente e affidandolo ad agenzie specializzate, capaci di porre in essere il progetto con adeguata professionalità.

Fare packaging non significa fare “qualcosa di carino”, bensì costruire l’identità di un prodotto o di una linea capace di guidare la scelta di un cliente-consumatore. Significa creare un gancio immediato con il consumatore, comunicare in modo immediato il vantaggio competitivo del prodotto.

Per fare questo è necessaria un’approfondita analisi del brand, dei valori e delle sue caratteristiche differenzianti e salienti per il consumatore, un’analisi dei competitor, della loro percezione, della semiotica dei loro prodotti. L’analisi permetterà di definire la corretta strategia di design che prevede prima di tutto di evidenziare la gerarchia della comunicazione (quali concetti/attributi/elementi comunicare e con quale relazione e ordine gerarchico) e successivamente di illustrare concept grafici capaci di veicolare la strategia definita.

Qualche consiglio per un buon packaging.

La gerarchia

Difficilmente il consumatore riesce a decodificare più di un messaggio, a maggior ragione quando siamo in un punto vendita dove il tempo dedicato alla scelta è spesso di pochi secondi. E’ quindi importante definire quali concetti –attributi comunicare e saper selezionare quello più competitivo e rilevante per il consumatore, perché molto probabilmente sarà su quello che si baserà la scelta.
Molto spesso l’argomento principale è proprio il brand. E’ la marca con il suo portato reputazionale e valoriale che induce alla scelta. Per questo molti pack (soprattutto nel largo consumo) presentano un’area relativa al logo molto ampia e rilevante. Anche se ormai vi è la tendenza a dare rilievo alla marca attraverso la creazione di un linguaggio grafico unico e riconoscibile così da lasciare spazio alla declinazione della marca in prodotti differenti.

La sintesi.

Comunicare in pochi centimetri quadrati non è semplice, bisogna saper selezionare il driver di acquisto più importante e determinante e veicolarlo in modo sintetico ed immediato. Spesso si ricorre a Key visual grafici e/o fotografici che evocano il valore/attributo più importante del prodotto. Anche lo story-telling deve essere sintetico: illustrazioni evocative, una breve frase, una data.

Colpire e attrarre.

Un buon packaging deve essere capace di colpire il consumatore, farsi vedere tra la pletora delle offerte di prodotti simili. Per questo è importante capire bene lo “scaffale” e definire una creatività che riesce a “uscire fuori”. Non sempre questo significa urlare….spesso quando tutti urlano è il silenzio che fa più rumore.

Unicità.

Anche se parlare il linguaggio della categoria può essere rassicurante per il consumatore, non rinunciare mai a cercare e comunicare la tua unicità, i tuoi attributi differenzianti.